Respiro, Voce
e Canto

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arlare e cantare sono esperienze che facciamo quotidianamente, da quanto siamo nati: con il primo vagito – e quindi il primo respiro – il bambino afferma il suo essere nel mondo, e manifesta attraverso l’espressione vocale una serie diversificata di stati d’essere. A volte anche difficili da interpretare. La voce è quindi la prima modalità di comunicazione e di affermazione nel mondo:come dire «eccomi, ci sono!». Da un punto di vista evolutivo, il canto avviene anche prima della parola: la voce, prima di prendere la forma di parole significanti, è anzitutto anche gioco, in quella fase che conosciamo come «lallazione», in cui il bambino sperimenta cosa accade nel suo corpo emettendo dei suoni e delle vibrazioni, giocando e modulando il suono prima più semplice delle vocali, poi via via più complesso. Ma perché dovremmo imparare ad apprendere qualcosa che facciamo da sempre?

  • In questo percorso di apprendimento e di sviluppo della voce parlata e cantata, lo scopo principale è “fare amicizia” con la propria voce in modo da ritrovare il più possibile quella che più corrisponde alla propria persona autentica, eliminando l’ansia da prestazione che si verifica nelle diverse situazioni della vita. La voce dovrebbe crescere con la persona, in modo da corrisponderle, e dovrebbe essere sempre in collegamento con quello che ognuno “è” nella sua autenticità, cosa non sempre frequente o facile da realizzare. In questo percorso le tecniche vocali sono utilizzate e non “insegnate”: l’obiettivo è – nelle diverse gradazioni di consapevolezza – scoprire, riscoprire o comunque non perdere la propria personalità vocale e la propria possibilità a identificarsi con la propria voce. Non è quindi un corso sull’apprendimento delle tecniche vocali, ma è un percorso di consapevolezza per capire come si usa la propria voce, a seconda di come si respira e della postura che si assume. L’obiettivo finale che ragionevolmente si può raggiungere è alleviare le tensioni, approfondire il respiro, rilassare i muscoli facciali soprattutto la mascella, stare più dritti affinché la respirazione sia più ampia, stare in piedi affinché il corpo poggi con fiducia sulla terra. In questo “viaggio” si scoprirà una calma e una sicurezza maggiori, la nostra espressione vocale e gestuale diverrà più autentica, indipendentemente dall’uso che desideriamo fare della nostra voce.  Avremo trovato una fonte di gioia ed energia vitale dentro di noi, che non ci abbandonerà mai e che potrà venire usata in tutte le situazioni della nostra vita, professionali e personali.

  • “Essere o non essere , questo è il problema”

    Da adulti l’attività di parlare, come quella di cantare, possono essere molto divertenti o molto spiacevoli, perché  profondamente legate alla nostra sfera emotiva. E’ un’esperienza di tutti i giorni sentire che il tono della nostra voce svela molto di più di quello che vorremmo, per esempio quando trema un po’ di fronte a una situazione difficile, oppure quando riconosciamo in noi stessi o negli altri una voce non “autentica”, tanto da dire o pensare: “non ero io….non sei tu…”.

  • Questo percorso di apprendimento  e sviluppo della voce parlata e cantata tocca una sfera dell’esistenza che prescinde dalle proprie abilità canore. Ecco perché sviluppare le capacità vocali nella consapevolezza del proprio corpo è quindi un lavoro indicato per tutti, sia per chi fa un uso professionale della voce, sia per chi vorrebbe semplicemente imparare a usarla meglio, trovare se stesso, raggiungere una situazione di benessere e libertà respiratoria, migliorare le proprie capacità espressive e di comunicazione o, più consapevolmente, superare  la paura di non farcela nelle situazioni di difficoltà. A maggior ragione, i professionisti della voce – cantanti, musicisti o insegnanti o speaker, costretti a un uso della voce “on demand” che può essere a volte anche violento – troveranno questo percorso, inizialmente magari scelto per migliorare le proprie prestazioni o per suonare o cantare a livelli più “sottili”, un’occasione per riconnettersi con la propria autenticità.

  • In questo lavoro, può accadere di individuare un “nodo” emotivo un po’ più importante. Di solito si cerca di non superare certi limiti perché l’obiettivo non è suscitare crisi emotive, e questo non è un percorso di psicoterapia. Ma poiché la voce e il respiro sono legate all’emotività, può capitare che alcune emozioni facciano paura, e che affrontando consapevolmente la parte respiratoria emerga una dose considerevole di tristezza o rabbia. Come gestirle? In casi in cui emergano forti emozioni, la persona viene incoraggiata a continuare a respirare, possibilmente anche a cantare, e a lasciare andare come una sorta di “pulizia”.

I mezzi che utilizzo

Che la respirazione sia legata in gran parte all’emotività è anch’essa un’esperienza di tutti i giorni: quando sopravvengono stati d’animo come ansia, paura di farsi vedere, di fare delle figuracce, di non essere all’altezza o la cosiddetta “ansia da prestazione”, la nostra respirazione ne risente, diventiamo rigidi, col “groppo in gola”. Ecco che la paura di parlare o di cantare in pubblico, o di sentirsi osservati e quindi giudicati, può provocare dei blocchi emotivi che si ripercuotono sul respiro, e quindi sulla voce.

E pensare che, invece, la voce di per sé – se usata bene – è una fonte di energia e di gioia vitale. Portiamo dentro di noi questo immenso potenziale energetico e lo utilizziamo in genere solo in minima parte. Spesso non sospettiamo neppure che la voce possa essere fonte di benessere, un mezzo per ritrovare il proprio equilibrio psicofisico. Come strumento musicale per eccellenza del nostro corpo, la voce emette vibrazioni che sono in contatto con la parte più profonda di noi, ma  diventa un potenziale energetico solo se ci permettiamo il funzionamento, il sostegno globale corretto, di tutto il corpo.

La voce, parlata o cantata, non si può quindi isolare dal resto del corpo, ma richiede uno sforzo sinergico di tutto il “poliedro tridimensionale umano” che fa da risonanza tra dentro e fuori: dalla postura alla respirazione, all’ascolto. Ovvero aspetti che raccontano diverse “sfaccettature” della persona: per esempio, quanto sia solidamente “appoggiata” o meno coi piedi per terra, sicura e “centrata su di sé”. Gli aspetti che solitamente favoriscono la respirazione e di conseguenza il lavoro sulla voce riguardano infatti la postura, la capacità o meno di stare dritti, con la testa allineata alla spina dorsale, mollando un po’ la mascella senza quindi stringere i denti. E poiché il corpo possiede una memoria direttamente collegata alla nostra sfera emotiva, sperimentare l’emissione della propria voce, il respiro, prendendo coscienza del proprio corpo, significa riconnettersi col proprio Sé, in quanto la voce è un’esperienza del Sé.

Si tratta di un lavoro dinamico, ma nel contempo sottile d’integrazione, basato sulla percezione, sull’ascolto e sul respiro: si comincia prendendo coscienza del proprio corpo, dalla postura alla respirazione. Nella percezione del corpo bisogna prendere nota del proprio modo di respirare per trovare alternative di respirazione liberando quindi le tensioni. Infatti l’emissione della voce è più facile se si respira bene, con inspirazione ed espirazione. Allo stesso modo per parlare e cantare è necessario far “rientrare” la voce nel corpo prima di poterla “emettere” nello spazio. Il meccanismo è simile a quello del salto, per saltare lontano bisogna appoggiarsi con forza sul terreno per potersi librare verso l’alto. Un movimento, questo – delle onde sonore che si propagano in tutte le direzioni e attraversano spazio e materia toccandoci in profondità – che ha conseguenze sulla struttura molecolare stessa. Ecco perché la voce, così usata, diventa un mezzo col quale è anche possibile ricostruire la nostra personalità.

Magia della Voce

Questo corso può essere realizzato su richiesta con un minimo di 6 partecipanti.

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